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Panifici, crisi economica, figli...
   

   Venerdì, 14 luglio 2017.
    Riporto un articolo da La Stampa di Torino del 6 luglio 2017.

Dalla panetteria alla maturità, la doppia vita della studentessa modello

   Gloria ha trasformato il suo lavoro e la passione di tre generazioni in una tesina sull'importanza sociale del pane, tra letteratura e storia

    Gloria non sente nemmeno più il profumo del pane. Solo al mattino, quando lo carica in macchina ancora caldo, prima delle consegne. Sabato scorso, ad esempio. L'antivigilia dell'orale di maturità, preparato come ogni altra verifica: un po' in cassa, un po' alla scrivania. La panetteria dei Fissore è un buco, in piazza Caduti della Libertà, a Moncalieri. A certe ore c'è la coda fuori. Se servono i rinforzi Gloria lascia i libri, saluta e sorride: «Chi c'è da servire?». 
   La specialità sono gli stirati... Leggi tutto l'articolo su La Stampa


   

    Che dire?
    Sono cose che abbiamo vissuto anche noi. Sembrerebbe impossibile, ma anche i panettieri, nonostante un ritmo di lavoro serrato, snervante, che impegna a tutte le ore, anche le meno probabili, hanno famiglia, figli che aiutano, nonostante i loro impegni di studio o di lavoro...
    Ma non è come farsi aiutare da un figlio (detto al di fuori del genere), per esempio a stirare, a lavare i piatti, a pulire casa, a lavare l'auto. No, in panetteria non si è in privato, si è sotto gli occhi di molte istituzioni che vorrebbero metterci il naso, in quella particolare famiglia dei panettieri! Questo a causa di un pregiudizio diffuso, che vede il lavoratore autonomo come un soggetto sempre in difetto, di fronte al fisco, allo Stato, di fronte agli altri lavoratori, dipendenti. Allora i "controllori", a qualunque ente appartengano, divengono immediatamente sospettosi, non considerando che magari, in quel particolare momento in cui si trova al banco a servire, un figlio, non si tratti che di una sostituzione momentanea.
    Sto parlando di INPS, Ispettorato del Lavoro, INAIL, Camera di Commercio, Agenzia delle Entrate. Servire i clienti e dare il resto o aiutare a fare una pizza non è come stirare o lavare l'auto: diventa subito lavoro nero, evasione fiscale e/o di contributi, reati gravi.
    Il plauso va a questi premurosi figli che aiutano, comprendendo le fatiche di chi, per crescerli, mandarli a scuola, all'università, fa sacrifici immani, che non possono essere conosciuti da chi lavora come dipendente o al di fuori della cerchia familiare dei panificatori.
    Senza nulla togliere ai meriti ed problemi dei lavoratori diversi dal panettiere, dalla panettiera e dai loro figli.
    È un mestiere che va scomparendo e, quando Gloria dice :

   "Ma non lasceremo chiudere il negozio, porteremo avanti la tradizione..."

   merita un plauso ben maggiore, perché comprende anche un, anzi "il" problema, che più assilla questi artigiani: essere in via di estinzione.
    L'estinzione dell'artigianato è ineluttabile come la morte, in un mondo in cui conta soltanto il profitto. Il futuro del pane e dell'alimentazione in generale è nell'industria. Non so perché mi viene in mente "Mondo nuovo" di Aldous Huxley, dove il cibo, in quel futuro(?!) mondo viene preparato industrialmente, sotto forma di gallette. I principali fornitori di quelle industrie alimentari sono le pombe funebri!
    Ma, senza per ora arrivare a queste esagerazioni, si veda quel che si dice del cibo delle grandi industrie alimentari.
    Un plauso anche a La Stampa, per l'attenzione alla categoria. Sono sicuro che non hanno però riflettuto sulle implicazioni del lavoro nero e evasione fiscale. A meno che, ma fatico a credere che in un simile momento di crisi, quel panificio abbia tutti i figli, studenti e laureati, in regola sul libro paga...


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