"Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole che si sappia. Il resto è propaganda."
Horacio Verbitzky

Blog di Giovanni Chifelio

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Riflessioni su un'emergenza.
Giovedì 12 marzo 2020

    Da molti anni faccio parte di una schiera di persone che, quando aprono bocca, vengono immediatamente etichettati come complottisti dagli altri.
    Chi sono questi altri?
     Sono tutti quelli che Marcello Pamio definisce, nel suo discorso radiofonico del 12 marzo 2020, "sudditi con l'anello al naso", senza peraltro giudicarli, coloro i quali si bevono tutte le notizie provenienti dal circo mediatico main stream e si comportano di conseguenza, ossia proprio come vuole il sistema.
    Mi rendo conto che occorre definire anche questo sistema per avere tutti i termini di questa complessa equazione che tutti quanti siamo costretti a risolvere in questi giorni, ognuno con le armi che ritiene opportune, perché, deve essere chiaro, se vogliamo mantenere una parvenza di umanità, ognuno dovrebbe essere in grado di scegliere come meglio comportarsi, come dirigere la propria vita, poiché, qualora non fosse così, non avrebbe più senso di parlare di umanità: noi tutti saremmo come le mucche o i maiali oppure i polli, allevati da qualcuno per uno scopo preciso. Nel caso nostro, non come cibo per qualcun altro, almeno lo spero, ma non è detto, visto che Aldous Huxley nel suo Mondo nuovo aveva anche ventilato questa possibilità, ma come schiavi, in questo sistema che è la cultura umana dei nostri tristi giorni.
     Dunque, per me il sistema è la cultura e questa cultura, questo pensiero unico ormai globale viene prodotta da qualcuno che ha la forza e il potere, non soltanto di produrla, ma anche di diffonderla a tutti gli altri esseri culturali.

     Chi è questo qualcuno?

    Non sono i politici, che ormai sono tutti unanimi a metterlo in quel posto a noi del popolo, con o senza anello al naso, quindi non rappresentano mai, per noi una alternativa, anche quando sembrerebbero litigare fra di loro: si tratta di una farsa, di un teatrino che si svolge appositamente per noi.
    Non sono i cosiddetti opinion maker, i quali non fanno che duplicare ciò che gli viene ordinato di produrre.
    Non sono gli artisti, i musicisti, i cantanti, gli scrittori di successo: il successo ha un prezzo da pagare e consiste nell'obbedire a determinate regole, fatte di cose che si possono dire e cose che non si possono dire.
    Non è certamente WikiPedia, che parrebbe il non plus ultra della "democrazia culturale", in quanto compilata dagli utenti: tutto quello che non è allineato al suddetto sistema viene eliminato sistematicamente, provare per credere. Magari andate a mettere in dubbio "l'allunaggio americano". Lo potete fare, magari nella notte, ma verrà immediatamente "bannato" già il giorno successivo.
    Non è Google, quando facciamo delle ricerche in rete, credendo che così stiamo facendo una libera ricerca dell'argomento che ci interessa. Esistono dei software che sono in grado di eliminare pagine e pagine di siti non allineati al sistema, sulla base di semplici parole chiave.
    Non sono i libri scientifici ed accademici e questo mi costa molto dirlo perché c'è stato un tempo, nemmeno molto lontano, in cui credevo che fossero la massima espressione della produzione culturale. Ho studiato in un periodo in cui, per ogni branca della conoscenza esistevano "scuole di pensiero" anche in antitesi fra di loro e da questa dialettica nasceva la scienza, quella vera! Oggi la scienza e l'esempio paradigmatico ne è proprio la "scienza" medica, visto che voglio occuparmi di questa crisi da "supposta" emergenza sanitaria, è l'esempio più eclatante del pensiero unico, dell'ortodossia indiscutibile e tiranneggiante. Non importa se questa "epidemia in atto" sia vera oppure inventata, il fattore discriminante è "quante persone ci credono".

     Dunque chi?

     La cultura viene prodotta da chi detiene il potere globale nel mondo: le famiglie di banchieri che tengono sotto scacco il mondo intero, con il potere economico in una mano e quello culturale nell'altra.

    La cultura viene diffusa attraverso tutti i mezzi di comunicazione, che sono tutti nelle loro mani. Non dobbiamo dimenticare ne' la fiction ne' la pubblicità. Proprio l'emergenza che stiamo discutendo è stata fatta oggetto di romanzi e di film, affinché essa fosse seminata nelle nostre menti in modo capillare, proprio come è stata seminata, lentamente ma inesorabilmente la cultura del globo, o meglio dei globi ruotanti e sfreccianti nell'universo infinito, da immagini che hanno tempestato tutta la nostra esistenza. Allo stesso modo, hanno riempito la fiction ed il nostro "immaginario" di alieni, incontri ravvicinati, contatti, ma in modo sottile, quasi volessero tenerci nascosta la famigerata "Area 51" negli USA, mentre nel contempo sembravano rivelarla, sussurrandola all'orecchio di pochi eletti, per seminare ancora una volta, nelle nostre menti da boccaloni (il cosiddetto black fish ha questo secondo nome, in quanto attacca a bocca spalancata tutto quello che si muove nel suo raggio d'azione, come a significare, in gergo militaresco, «prima sparo, poi urlo "chi va là?"»), che sì, esistono gli extra terrestri, ma ce lo vogliono tenere nascosto, perché loro operano così! Hai visto mai, se non bastasse la paura del contagio, che sarebbe necessario tirare in ballo una finta invasione aliena, per fare il colpaccio del NWO?

     Come fanno i pochi ad instillare le idee nelle menti dei sudditi che sono molti?

    Esistono una infinità di strategie, dal tenere occupate le nostre menti affinché si eviti di pensare autonomamente. Problemi su problemi per cose che già di per se stesse sarebbero preoccupanti, come il pagamento delle tasse, per molti di noi che faticano a mettere insieme il pranzo con la cena, sono già spaventose, sono complicate dal fatto che occorre calcolarle in modo complesso, ricordarci di pagarle anche nel Ferragosto. Per arrivare a strategie di bombardamento di informazione. Litighiamo tra di noi, nei condominî per la raccolta differenziata dei rifiuti. Non ultima questa faccenda che, quelli "con l'anello al naso" vedono gli altri come "untori" di manzoniana memoria, tanto noi abbiamo la memoria corta, e non ricordiamo nulla dei fatti storici accaduti anche recentemente, tutto questo in assenza di una prova inequivocabile che esista davvero questa emergenza sanitaria, quando tutto lascerebbe supporre che si tratta di una banale influenza stagionale, dove ci sono sempre dei morti di persone anziane, debilitate, affette da altre patologie gravi.
     Infine ci sono i dispositivi. Sempre connessi alla fonte della cultura, dove tutto è presente, mentre il passato è dimenticato: avremmo dovuto morire tutti di AIDS, quarant'anni fa, poi di mucca pazza, di aviaria e così via, in un susseguirsi continuo di sempre nuove notizie che vanno a nascondere quelle vecchie e, visto che abbiamo già tante preoccupazioni, lasciamo agli esperti il compito di risolvere, ricordare, provvedere. Tutto questo coinvolgimento quali attori e comparse in questa tragi-commedia globale di tutti noi è possibile soltanto in un mondo globalmente interconnesso e non sarebbe stata concepibile anche soltanto trent'anni fa: ci sarebbe stata contestazione e rivolta. Oggi c'è collaborazione da parte di tutti, esclusi noi complottisti, ma, come vedremo, probabilmente non avremo scampo nemmeno noi.
    Sta succedendo proprio quello che era stato previsto in un articolo molto vecchio della rivista Nexus, che avevo riportato nel mio sito. Mi vedo sempre più spesso costretto a linkare questa pagina, che contiene non già profezie, bensì un progetto d'azione futura.
     Le garanzie dei nostri diritti civili stavano nella nostra Costituzione, ma da decenni ormai vi hanno messo mano, privandoci dei più elementari diritti, un giorno con la scusa dei terroristi, un'altra con le emergenze sanitarie: chi si divertirebbe più a giocare a scopa, a tre sette, a calcio, a pallacanestro, sapendo che, mentre stiamo giocando vengono cambiate le regole di quei giochi?

    Fino a pochi giorni fa, ieri o ieri altro, persino un complottista come me, che prevedeva l'avvento di questo pauroso NWO, era sereno. Sereno perché, per come la vedo io, questa pandemia non esiste, o, se esiste, so che non rappresenta un problema per me, perché, in presenza di qualsiasi epidemia, so che si ammalano soltanto quelli che hanno difese immunitarie basse: non si ammala mai il 100% della popolazione. Tutto dipende dallo stile di vita, dal cibo e dalla serenità, dalla assenza di angoscia: il detto che la paura fa novanta, non è campato lì a caso. Provate ad immaginare che cosa succederebbe se qualcuno vi comunicasse che avete un cancro e morrete tra breve, fra qualche mese. Anche se non fosse vero, la paura che ne nascerebbe da questa "notizia" vi farebbe morire comunque. Il sistema immunitario, ce lo hanno detto sempre, è quello che ci mantiene in vita a fronte degli agenti "patogeni".
    Ma quali agenti "patogeni"? Noi esseri viventi siamo praticamente rivestiti, internamente ed esteriormente di batteri e microrganismi di ogni tipo ed il nostro organismo, non solo li tollera, ma coopera con essi, in un meccanismo simbiotico che è la base stessa della vita degli esseri pluricellulari. Non solo, ma in caso di invasione corporea di qualche cosa di "estraneo" e/o nocivo, foss'anche sangue di un altro essere come noi, o un organo trapiantato, immediata avviene la reazione di circondamento e magari di espulsione del materiale "estraneo".
    Ero sereno perché, nonostante l'allarme e le contromisure adottate, anche se a me parevano eccessive, quando non del tutto inutili, come le mascherine, potevo andare dove volevo, a piedi o con la mia bicicletta: quale comportamento a rischio di contagio c'è in qualcuno che attraversa strade e piste ciclabili, senza parlare con nessuno, recandosi solamente a far visita, quotidianamente, alla mamma ultra novantenne? Tanto più che esiste un corpus di norme che chiamiamo "Codice Civile", che, in quanto figlio unico, mi obbliga ad occuparmi di una persona anziana quale è la mia mamma. Questo stesso codice prevede delle pene per l'abbandono di anziani, perseguibile qualora l'autorità competente ne venisse a conoscenza. Ma "l'emergenza" in atto ha emanato un decreto che mi impone di starmene a casa, pubblicizzandolo in ogni modo possibile, con l'operazione di terrorismo mediatico in atto. In psicologia, l'atteggiamento di mettere qualcuno di fronte a due comandi contradditori, quello che in retorica si chiama paradosso, è quello che si chiama comportamento che conduce alla schizofrenia. Ubbidisco alle leggi, dunque sono sempre fuorilegge!
     È sorta dunque in me, dalle ceneri della serenità preesistente, la paura, paura del tutto simile a quella che cercavo di combattere con la mia serenità, fondata sulla certezza che non mi sarei ammalato e, anche se fosse successo, ne sarei guarito, come sempre accade. Paura che il NWO sia già qui, che la sua realizzazione stia proprio in questa presunta "pandemia" e nelle misure adottate, che consistono in una nuova, devastante, totale perdita di tutti i diritti civili in un sol colpo! Comincio ad immaginare che sarò costretto a vaccinarmi contro la mia volontà.
    E ancora, che verrà il giorno in cui il sistema deciderà che è giunto il momento che io abbandoni la vita poiché sono diventato ormai inutile a questo sistema. Come hanno convinto tutti che l'infanticidio è un diritto della donna, stanno lavorando ora per far passare l'eutanasia come un diritto di tutti, sulla quale, alla fine deciderà il sistema, proprio come ci racconta il dott.Day nell'articolo linkato più sopra e magari sarà proprio quel figlio che mi porse, tempo fa, un antifebbrile non richiesto e che teme, in questo frangente, di baciarmi per paura del contagio, a portarmi su quel patibolo: quelli con l'anello al naso non riflettono che presto toccherà anche a loro.
    Dalla constatazione della follia generale dell'emergenza, follia come quella di credere di potersi proteggere con una mascherina di tela, ho capito di essere diverso perché appartengo ad una minoranza e follia e normalità sono soltanto questione di numeri, di statistica. Il lato nascosto della medaglia del proteggersi con la mascherina consiste nel dar la caccia agli untori di manzoniana memoria.

    Ormai chi avesse sostenuto ancora ch'era stata una burla, chi avesse negata l'esistenza d'una trama, passava per cieco, per ostinato; se pur non cadeva in sospetto d'uomo interessato a stornar dal vero l'attenzion del pubblico, di complice, d'untore: il vocabolo fu ben presto comune, solenne, tremendo. Con una tal persuasione che ci fossero untori, se ne doveva scoprire, quasi infallibilmente: tutti gli occhi stavano all'erta; ogni atto poteva dar gelosia. E la gelosia diveniva facilmente certezza, la certezza furore...
     Nella chiesa di sant'Antonio, un giorno di non so quale solennità, un vecchio più che ottuagenario, dopo aver pregato alquanto inginocchioni, volle mettersi a sedere; e prima, con la cappa, spolverò la panca. «Quel vecchio unge le panche!» gridarono a una voce alcune donne che vider l'atto. La gente che si trovava in chiesa (in chiesa!), fu addosso al vecchio; lo prendon per i capelli, bianchi com'erano; lo carican di pugni e di calci; parte lo tirano, parte lo spingon fuori; se non lo finirono, fu per istrascinarlo, così semivivo, alla prigione, ai giudici, alle torture. «Io lo vidi mentre lo strascinavan così,» dice il Ripamonti: «e non ne seppi più altro: credo bene che non abbia potuto sopravvivere più di qualche momento.»...
     Nè tali cose accadevan soltanto in città: la frenesia s'era propagata come il contagio. Il viandante che fosse incontrato da de' contadini, fuor della strada maestra, o che in quella si dondolasse a guardar in qua e in là, o si buttasse giù per riposarsi; lo sconosciuto a cui si trovasse qualcosa di strano, di sospetto nel volto, nel vestito, erano untori: al primo avviso di chi si fosse, al grido d'un ragazzo, si sonava a martello, s'accorreva; gl'infelici eran tempestati di pietre, o, presi, venivan menati, a furia di popolo, in prigione. Così il Ripamonti medesimo. E la prigione, fino a un certo tempo, era un porto di salvamento.[1]

    Cambiano i tempi, ma non cambiano gli atteggiamenti di questo essere senza testa che è la folla, indottrinata dai media, come oggi, o come ai tempi di cui ci narra sempre il Manzoni:

   La sera avanti questo giorno in cui Renzo arrivò in Milano le strade e le piazze brulicavano d'uomini, che trasportati da una rabbia comune, predominati da un pensiero comune, conoscenti o estranei, si riunivano in crocchi, senza essersi dati l'intesa, quasi senza avvedersene, come gocciole sparse sullo stesso pendìo. Ogni discorso accresceva la persuasione e la passione degli uditori, come di colui che l'aveva proferito. Tra tanti appassionati, c'eran pure alcuni più di sangue freddo, i quali stavano osservando con molto piacere, che l'acqua s'andava intorbidando; e s'ingegnavano d'intorbidarla di più, con què ragionamenti, e con quelle storie che i furbi sanno comporre, e che gli animi alterati sanno credere; e si proponevano di non lasciarla posare, quell'acqua, senza farci un po' di pesca.[2]

    Quale che fosse la Verità nel 1630 o quale che essa sia nel 2020, quei personaggi "di sangue freddo" che si chiamino Burioni e siano titolati ad incitar le masse se ne trovan sempre e si vendon per trenta denari. Di certo a me ed a quelli come me (complottisti o "diversi", ci si chiami come ad ognuno aggrada) vien la paura non tanto del morbo, ma dello stato di polizia da leggi marziali che è venuto in essere e dell'atteggiamento degli altri verso di noi, presunti untori, oppure gli ultimi rimasti saggi in tanta pazzia.
     Insomma ho dovuto sbattere il naso contro parenti che mi schivano, per evitare il bacio consueto di saluto, di madri di bimbi che ti guardan storto se ti avvicini al loro piccolo e posso anche capire. Ma se quelli che vanno in giro con l'inutile mascherina suscitano la mia commiserazione, o il ragazzo incrociato sulla passerella sul Sangone, in quel di Beinasco, il quale ha allungato il collo oltre il mancorrente del ponte stesso in un buffo tentativo di evitare un contagio da oltre il metro di distanza, mentre passavo in bicicletta, ha suscitato una irrefrenabile risata, non posso dire lo stesso dei parenti ed amici.

     Il Ripamonti osserva nella sua storia della peste che la paura degli untori fa vivere tutti nel sospetto reciproco e si comincia a diffidare degli amici, dei parenti stretti, persino del proprio padre o figlio, persino del coniuge. Se al principio si credeva che gli untori agissero per denaro o dietro la promessa di onori, adesso si è convinti che essi siano spinti da una volontà diabolica, per incarico dello stesso demonio; i vaneggiamenti degli ammalati, che nel delirio accusano se stessi di aver fatto ciò che temevano facessero gli altri, i loro gesti inconsulti, tutto alimenta la certezza che gli untori esistano, non diversamente dai processi per stregoneria in cui, non di rado, gli accusati confessano crimini mai commessi in modo spontaneo e senza subire la tortura, semplicemente perché la superstizione li ha convinti che certi atti siano possibili a tutti, quindi anche a loro stessi[3].

    Come ci dice Marcello Pamio nella trasmissione radiofonica del 12 marzo 2020, dopo questa faccenda niente sarà più come prima e, cito a memoria, "scremeremo amici e parenti": noi complottisti non amiamo stare con quelli con l'anello al naso, sudditi di questo folle NWO, ma probabilmente soccomberemo noi che siamo ancora troppo pochi.
     Voglio concludere perché mi rendo perfettamente conto di essere troppo prolisso nell'esposizione del mio personale punto di vista, con qualche appunto, preso in un libro che non centra assolutamente nulla, anche se, quello di cui parla, viene trattato con assoluta dedizione all'idea della scienza vera, contrariamente a come si comportano gli esponenti di quella che essi stessi chiamano, con grande quanto immeritata e ingiustificata sicumera, "scienza ufficiale". Non citerò la fonte, contrariamente a quanto faccio sempre, perché, se lo facessi, sarei certamente tacciato di pazzo visionario o peggio, ma lasciamo che le parole che riporto, tratte in punti diversi di uno stesso libro, si faccian giudicare da sole, per quello che ci insegnano su un corretto atteggiamento da scienziati.

    "Chi desidera essere assolutamente imparziale nello studio di un problema sì complicato, non deve necessariamente perdere giammai di vista la totalità, l'insieme dei fatti già acquisiti; ma disgraziatamente uno degli errori ordinari che commettono i promotori di un'ipotesi, è che, volendo ad ogni costo dar ragione al loro sistema, essi obliano o passano sotto silenzio i fatti che precisamente dovrebbero venire spiegati."
    ...
    [tutto questo] " era già abbastanza da dar sui nervi ai non pochi scienziati schiavi della moda imperante, per i quali non vi è altro saper verace che quello della scienza ufficiale del loro tempo;"
    ...
    "...generalmente gli scienziati e i sodalizi scientifici da essi costituiti, sovente sono schiavi non della verità in se stessa, ma dei loro sistemi, pei quali essi hanno un feticismo di tanto più odioso e ributtante di quanto più si maschera di devozione per la verità, non ostante la eccessiva evidenza di molti fatti militanti contro la loro opinione...Il fatto è che si ha la fregola dell'ufficialità scientifica più che l'amore per la verità"...
    ...
    "...sento in me un contrasto fra la ragione, la quale mi dice tutto questo essere scientificamente impossibile, e la coscienza, la quale afferma i sensi della vista e del tatto, corroborati dai sensi altrui, non avermi ingannato quando facevano testimonianza contro i miei preconcetti.[4]

    Fin da quando questa "buriana" è iniziata, non ho fatto altro che dare a tutti un unico consiglio, che, a giudicar da quel che vedo, è stato ignorato dai più, visto che solo ieri, uno di quei quattro con la mascherina mi ha domandato come mai io non l'avessi: «spegnete televisori e dispositivi e state al sole!»
    Il sole, oltre ad essere un disinfettante naturale, rafforza anche il sistema immunitario: non sembra strano che ci dicano di stare in casa?

    Note:
     [1] Promessi sposi, Alessandro Manzoni, cap.XXXII, https://it.wikisource.org/wiki/I_promessi_sposi_(1840)/Capitolo_XXXII
    [2] Promessi sposi, Alessandro Manzoni, cap.XII, citato su articolo Assalto ai forni.
    [3] https://promessisposi.weebly.com/capitolo-xxxii.html
    [4] La prosa, può vederlo chiunque, appare piuttosto antica e voglio dare un indizio che è quello di essere un testo pubblicato nella lingua originale nel 1890; la traduzione italiana reca la data del 1912. Come si vede dalle frasi citate, non è mai cambiato nulla nella scienza, casomai è cresciuta la boria di coloro i quali si credono scienziati, dando dell'asino agli altri, o come si dice in certe regioni "il bue che dà del cornuto all'asino", senza dover cambiare quadrupedi. L'onor primo della scienza che serve la verità, dovrebbe essere la fedeltà ad una ineccepibile epistemologia. Ma forse molti degli scienziati di tutti i tempi, avevano gli "gli orecchioni", quando questa disciplina veniva insegnata.

Articolo n.95: anelloalnaso.php
Sito: chifelio
Tema: 1 - Pandemia 2019
Data: 2020-03-12

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